mercoledì 23 marzo 2022

C - 4 DOMENICA QUARESIMA






 

4 commenti:

  1. Rallegrati, Gerusalemme,
    e voi tutti che l’amate radunatevi.
    Sfavillate di gioia con essa,
    voi che eravate nel lutto.
    Così gioirete e vi sazierete al seno delle sue consolazioni. (Cf. Is 66,10-11)

    O Padre, che per mezzo del tuo Figlio
    operi mirabilmente la redenzione del genere umano,
    concedi al popolo cristiano di affrettarsi
    con fede viva e generoso impegno
    verso la Pasqua ormai vicina.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.


    O Padre,
    che in Cristo crocifisso e risorto
    offri a tutti i tuoi figli
    l’abbraccio della riconciliazione,
    donaci la grazia di una vera conversione,
    per celebrare con gioia la Pasqua dell’Agnello.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.

    Prima Lettura
    Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua.
    Dal libro di Giosuè
    Gs 5,9a.10-12

    In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
    Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
    Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
    E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 33 (34)
    R. Gustate e vedete com'è buono il Signore.
    Benedirò il Signore in ogni tempo,
    sulla mia bocca sempre la sua lode.
    Io mi glorio nel Signore:
    i poveri ascoltino e si rallegrino. R.

    Magnificate con me il Signore,
    esaltiamo insieme il suo nome.
    Ho cercato il Signore: mi ha risposto
    e da ogni mia paura mi ha liberato. R.

    Guardate a lui e sarete raggianti,
    i vostri volti non dovranno arrossire.
    Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
    lo salva da tutte le sue angosce. R.


    Seconda Lettura
    Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo.
    Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
    2Cor 5,17-21

    Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
    Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
    In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
    Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

    Parola di Dio.

    RispondiElimina
  2. Lode e onore a te, Signore Gesù!

    Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:
    Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te. (Lc 15,18)

    Lode e onore a te, Signore Gesù!

    Vangelo
    Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 15,1-3.11-32

    In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
    Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lonta
    no e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
    Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
    Parola del Signore.

    RispondiElimina
  3. da FAUSTI - “Un uomo” : è Dio, insieme Padre e Madre, Legge e Amore.
    I due figli indicano la totalità degli uomini. Peccatori o giusti, per Lui siamo sempre e solo figli.
    Per questo ha compassione di tutti e non guarda i peccati.
    I desideri profondi del nostro cuore vertono su ciò che Dio ha in proprio e di cui noi abbiamo bisogno. Da qui può nascere l'invidia e l'avversione a Dio come nostro antagonista.
    Ma Dio non è antagonista. Concede ai Suoi figli tutto quanto ha.
    Aveva anzi già dato ad Adamo quell'uguaglianza che poi lui volle rapirgli.
    Per sé ogni dono, per quanto piccolo, è segno di un'altra realtà :il donarsi del donatore.
    Le richieste che i due figli fanno al Padre (sostanze e capretti) sono sempre piccole e meschine rispetto al Dono che egli vuole fare : se stesso.
    Il figlio minore non lascia nulla di ciò che è suo, si porta via tutto.
    Manca l'essenziale : l'amor del Padre, del quale tutto è dono.
    Chi si allontana da Dio può ancora vivere dei Suoi frutti : l'amore, la gioia, la giustizia e la pace.
    Ma non per molto. Estinto il capitale, cessano anch'essi.
    Tramontato il sole, non tarda a venire la notte.
    L'abbandono del Padre porta presto alla carestia generale.
    Il figlio, allontatosi dal Padre, perde la sua sostanza. Perde se stesso, il suo essere figlio.
    E' un ruscello che si taglia fuori dalla sorgente da cui scaturisce. Nell'angoscia che tutto è nulla, si riempie inutilmente il vuoto con tutto, che viene mangiato dal nulla.
    Credere di godere la vita senza Dio, è come voler respirare senza l'aria.
    Al di là di ogni falso pudore,ciò che allora avvicina a Dio è il bisogno.
    L'uomo stesso è bisogno di Dio.
    Fatto da Lui, solo in Lui è se stesso. Viene da Lui e realizza se stesso ritornando a Lui.
    Respinto Dio, che lascia liberi anche quando si sbaglia, si serve l'idolo.
    Chi aveva sofferto della vicinanza del Padre, va a servire padroni stranieri. Lì vorrebbe nutrirsi di ciò che soddisfa i porci. Ma una mano invisibile glielo impedisce, perchè la sua sazietà è solo presso il Padre. Prima era fuori di sé, alienato nei suoi desideri che, invece di salvarlo, l'avevano ridotto alla fame. Ora non si pente, semplicemente rinsavisce. Constata che la realtà non era come pensava.
    E' una conversione a sé, più che al Padre . Intuisce il vero proprio interesse.
    E' l'inizio di un cammino.
    Vede la differenza tra quanto c'è nella sua miseria e quanto c'è nella casa del Padre.
    E' lo scarto tra realtà e desiderio, tra fame e sazietà.
    L'uomo che ha abbandonato Dio , ne sente il vuoto assoluto , l'alternativa a Dio non è l'ateismo, ma l'angoscia del nihilismo.
    Penso che oggi il nulla sia il normale pedagogo a Cristo.
    Il desiderio di Dio, termine del cammino, è principio del mettersi in moto.
    La nostalgia del Padre è essenziale all'uomo, che è sempre figlio. Nostalgia che è dolore del ritorno: E' dolore che conosce e indica la strada per trovare la pace, e cresce in proporzione alla lontananza. Se smette di fuggire e guarda verso il cielo, verso di Lui, si accorge del sorriso col quale da sempre Lui lo ha guardato. Ma il figlio non ha ancora capito che il Padre è amore gratuito e pensa , non avendola meritata, di rinunciare alla Sua paternità.
    Se guarda a sé, vede il proprio fallimento, ma se guarda a Lui scopre la propria essenza di figlio.
    La conversione è accettare Dio come Padre che ama gratuitamente.
    Vedendoil male del figlio, al Padre si conturbano le viscere.. la commozione è la qualità fondamentakle di quel Dio che è Misericordia.
    Il bacio del Padre della vita è il Suo Amore di Padre per il figlio.
    Tutti gli altri doni sono contenuti in questo Bacio , che è lo Spirito Santo, la Vita comune del Padre e del Figlio donata al peccatore.
    Il Padre ha fretta. Sa quanto nuoce al figlio la sua idea di tornare servo. La Sua paternità è sempre pronta per noi quando torniamo a Lui. E la veste nuova di cui ci riveste è Cristo stesso.


    RispondiElimina
  4. ->E' Lui la nuova veste di chi è rigenerato nel Battesimo . Ci fa e ci rivela figli.
    E cominciarono a far festa, inizio di ciò che sarà senza fine.
    Il figlio maggiore è Israele, primogenito di Dio, figura di ogni giusto. Per lui tornare al Padre significa partecipare alla Sua Festa per il fratello.
    Nella Festa c'è l'armonia dell'amore reciproco e la danza del Padre e del Figlio nell'unico Spirito. Siamo tutti invitati, per diventare Suoi figli, vivendo del Figlio.
    Nessuno manchi, neanche il giusto.
    Allora sarà festa, gioia, sinfonia, danza .
    Sarà il ritorno di tutta la creazione al Padre nel Figlio, nel Quale e per il Quale tutto è stato fatto.
    Questa è la salvezza nostra : la gioia piena di Dio!

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.