martedì 18 dicembre 2018

NOVENA di NATALE


4 commenti:

  1. 19 - 12 Alleluia, alleluia.

    O Radice di Iesse,
    che ti innalzi come segno per i popoli:
    vieni a liberarci, non tardare.

    Alleluia.


    Vangelo
    La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall'angelo.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 1,5-25

    Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.

    Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l'offerta dell'incenso.
    Fuori, tutta l'assemblea del popolo stava pregando nell'ora dell'incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
    Zaccarìa disse all'angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».

    Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.

    Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

    Parola del Signore

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  2. Prima Lettura
    La nascita di Sansone è annunciata dall'angelo.
    Dal libro dei Giudici
    Gdc 13,2-7.24-25a

    In quei giorni, c'era un uomo di Sorèa, della tribù dei Danìti, chiamato Manòach; sua moglie era sterile e non aveva avuto figli.

    L'angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guàrdati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d'impuro. Poiché, ecco, tu concepirai e partorirai un figlio sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno; egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei Filistei».

    La donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l'aspetto di un angelo di Dio, un aspetto maestoso. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, ma mi ha detto: "Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d'impuro, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte"».

    E la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. Lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui.

    Parola di Dio

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 70 (71)
    R. Canterò senza fine la tua gloria, Signore.
    Sii tu la mia roccia,
    una dimora sempre accessibile;
    hai deciso di darmi salvezza:
    davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
    Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio. R.

    Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
    la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
    Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
    dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno. R.

    Verrò a cantare le imprese del Signore Dio:
    farò memoria della tua giustizia, di te solo.
    Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
    e oggi ancora proclamo le tue meraviglie. R.

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  3. FAUSTI – Luca si rivolge a dei convertiti del paganesimo.Essi ignorano la storia della salvezza. Perciò, prima di parlare di Gesù, che ne è il frutto maturo, parla delle Sue radici : la promessa fatta ad Israele. L'intento è presentarne al destinatario le chiavi di lettura.
    Gesù è infatti il compimento della promessa di cui Dio ha fatto depositario Israele a favore di tutti i popoli. Per tutti la salvezza non viene da altri alberi se non da quello che Lui si è piantato e coltivato in palestina.
    In quest'albero è inserito ogni credente, di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Luca, attraverso queste figure emblematiche dell'A. Testamento -padre e madre vecchi, un figlio “impossibile” ma donato – introduce il lettore a comprendere le caratteristiche fondamentali dell'azione di Dio nel mondo, come le ha rivelate ad Israele.
    Così anch'egli è in grado di riconoscere e accogliere le modalità dl Suo intervento nella storia.
    E' una miniatura sapiente, un racconto policromo centrato sul tempio, che fa da sintesi catechetica per comprendere il modulo di fondo della storia di salvezza : è Dio che compie la Sua promessa, proprio quando l'uomo la ritiene impossibile.
    E' il nocciolo della fede, che ogni israelita ha succhiato col latte materno. Il lettore pagano non può ignorare queste cose, perché sono le costanti dell'esperienza di fede nel Dio della storia, come furono indispensabili per Israele, così lo sono anche per il cristiano, se vuol cogliere l'azione di Dio e del Suo Cristo.

    La datazione del tempo è quella profana, desunta da Erode il grande, il potente locale di turno.
    Ma chi conta agli occhi di Dio e con cui Egli intesse il dialogo, il terreno dove deporre e far crescere la Sua promessa, non è Erode, bensì una coppia di persone modeste, altrimenti ignote.
    L'uomo è un sacerdote. Si sottolinea la sua appartenenza al popolo della promessa, per indicare che Dio mantiene quanto detto. Il suo nome, Zaccaria, significa “Dio si è ricordato”. Anche sua moglie è di stirpe sacerdotale e si chiama Elisabetta, che significa “Dio è uno su cui si può giurare”
    Questa coppia di persone è figura del vero Israele, sono giusti davanti a Dio.

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  4. Zaccaria e Elisabetta concludono la storia di sterilità comune si patriarchi d'Israele fin dall'inizio.
    In essi rivive e si consuma il dramma del padre Abramo e dei primi padri, il dramma di tutto il popolo che, dopo tanti secoli dalla promessa, non è ancora riuscito a produrre il Salvatore.
    L'uomo è sterile di fronte alla salvezza. Dio ama spingere fino in fondo questa situazione, per condurre l'uomo a riconoscere l'impossibile di cui ha bisogno., perché è né più né meno bisogno di Dio! Il Tempio – vita, festa e legge - è il luogo dove l'uomo riconosce Dio come Dio, centro della propria esistenza, insieme è anche il luogo dove riconosce se stesso come uomo limitato e mortale, e riconcilia la tensione tra il suo desiderio d'infinito e la sua realtà finita, mediante la lode e la bendizione. Nella benedizione e nella lode , tutto recupera senso. La lode di Dio attraverso il creato, è il fine dell'uomo, per essa l'uomo gioisce della gioia stessa di Dio attraverso tutte le sue creature.
    Dio inerviene nella storia mediante il Suo Angelo, che significa “Annunciatore”. Interviene attraverso la Parola, da lui direttamente o indirettamente annunciata.
    Essa è comunicazione e comunione, interpellazione e provocazione della libertà, rende l'uomo responsabile, capace di rispondere a Dio che si è fatto suo interlocutore. In questo dialogo con Lui l'uomo si costituisce come persona e viene generato figlio di Dio.
    L'uomo infatti è generato da ciò che ascolta., formato dalla Parola cui presta orecchio e risponde.
    La promessa è la Sua proposta d'Amore. Chi accetta questo Dio e ascolta la Sua Parola, diventa l'uomo nuovo, a immagine e somiglianza di Dio che è Amore, dono e servizio.
    Il frutto diZaccara e di Elisabetta, come quello di ogni storia umana, anche se prodotto da questa terra,è sempre dono del cielo. Giovanni significa “Dono di Dio”.
    Fine dell'azione di Dio è la gioia dell'uomo. La gioia è il profumo di Dio, segno della Sua presenza.
    Giovanni cammina davanti al cospetto del Signore e precede il Suo Volto, come l'ultimo profeta che ne parla. Poi Lui stesso si manifesta. La sua missione sarà quella di concludere l'azione profetica, predicando l'abbandono del male, la conversione al Signore e la prontezza ad accoglierlo.
    Tutta la storia d'Israele ha la sua continuità nell'”Ascolta, Israele” che il padre trasmette al figlio, rendendolo partecipe della stessa promessa. In questo ascolto continuamente richiamato dai profeti, sta la disposizione del popolo ad accogliere il Messia.
    Di fronte alla promessa di Dio c'è sempre inadeguatezza dell'uomo. L'unica adeguatezza è la fede in Lui che può e vuole fare l'impossibile. Solo davanti all'impossibile che Dio offre si può parlare di fede.”Sarai muto” l'uomo senza fede resta radicalmente inespressivo e inespresso davanti al proprio limite, muto e senza senso.
    Il popolo attede una spiegazione da Zaccaria, che non può darla perché non ha creduto,
    All'uscita dal tempio non può pronuncaiare la consueta benedizione sul popolo.
    Con questa benedizione mancata per infedeltà, , si apre il Vangelo.
    Elisabetta si sente come colei in cui Dio opera secondo la Sua Parola.

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